Recovery Plan e tassi, ecco perché puntare su ponti e strade-bond

Non c’è dubbio che si è davvero in un territorio inesplorato nel mondo del debito sovrano, in cui l’intervento delle banche centrali continua a mantenere il livello dei tassi ancorato ai minimi storici. E non c’è dubbio che anche l’inflazione ha rialzato la testa. Probabilmente lo farà ancora di più, seppure in via temporanea. Così ci si deve confrontare con un mercato high yield globale che rende per quasi un quinto meno del 2%. Sicché pare non ci sia alternativa alle azioni per chi va a caccia di rendimenti: è il tempo del “Tina” («There is no alternative» sull’equity nel 2021). Eppure ci sono almeno due motivi per dover guardare meglio all’offerta obbligazionaria che sta per giungere. I piani fiscali dei governi per puntare a una ripresa solida, insieme all’effetto Recovery Plan in Europa, non potranno non avere i loro peso, dicono gli esperti. Inoltre, uno degli effetti di questo contesto di tassi zero è stata l’apertura di alcuni canali di investimento prima accessibili solo a pochi, anche sul debito. Si tratta di un’asset class nata nel post-crisi dei debiti sovrani europei del 2011-12. Fino ad allora il finanziamento del debito infrastrutturale era appannaggio delle banche. Poi l’inasprimento della regolamentazione bancaria ha limitato certe fonti di finanziamento portando a un ampliamento dei deal privati di infrastructure debt. Così oggi il contesto di tassi zero pone meno rischi al debito infrastrutturale rispetto ad altre aree dell’obbligazionario e apre nuove opportunità per gli investitori. Viadotti e strade, essenziali per il funzionamento e la crescita dell’economia, possono essere finanziati anche attraverso l’obbligazionario. E asset come strade a pedaggio, aeroporti, ponti e porti, generano flussi di cassa di lungo termine capaci di assicurare coupon sostenuti e i principali pagamenti a chi ha scommesso sui quelle obbligazioni. Perché ci sono meno rischi? Il primo motivo è che questi bond hanno una sensibilità ai tassi di interesse “su misura”. Spesso includono una soglia minima contrattuale per il tasso di riferimento, che è zero. Quindi, più i tassi si muovono in territorio negativo, maggiore sarà la cedola effettiva che si potrà ottenere su questo particolare prestito. Inoltre, il debito infrastrutturale ha redimenti maggiori a fronte di un rischio di default simile a quello di strumenti tradizionali. Nei bond junior, per esempio, gli spread dei rendimenti possono anche essere simili o inferiori rispetto al debito high yield, ma gli investitori si assumono un quarto dei rischi di default. Infine, questo tipo di debito non è incluso nei programmi di acquisto delle banche centrali, quindi non è esposto alla compressione degli spread. Dove puntare? Il Regno Unito, assicura Schroders, resta il mercato infrastrutturale più significativo in Europa.  

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