Elon Musk e la sua Tesla rischiano di finire come Icaro.
C’è chi come Mark Hawtin, investment director di GAM Investments, è convinto che finirà così per un visionario che finora ha creato la sua fortuna sul vantaggio “della prima mossa” nell’auto elettrica. Per poi volare a quotazioni stellari per la febbre del nuovo oro. Troppe persone, dice Hawtin, si sono lasciate convincere da investitori come Cathy Wood di ARK, che prevedevano un prezzo target di 1.150 dollari o un valore di mercato di 3.500 miliardi di dollari entro il 2026. Mentre il valore di mercato è sceso dai 1.300 miliardi del picco 2021, a 378 miliardi di dollari di fine del 2022. Del resto, dice l’esperto, l’impennata della rata di leasing (dai 390 dollari di fine 2019 ai 900 dollari attuali) per avere una “Model 3”, insieme al calo del valore dell’usato in atto, sono destinati a mandare in crisi la domanda. Non solo. La quota di mercato di Tesla è in rapida diminuzione, man mano che la concorrenza avanza. Secondo S&P Global Mobility, la quota di mercato nei veicoli elettrici in Nord America è scesa dall’80% nel 2020 al 64% nel 2022, e la stima per il 2025 è del 20%. Dunque, se guardiamo indietro a 5 o 10 anni fa, Tesla non sembra l’Apple dell’industria automobilistica ma somiglia più a Nokia, Ericsson o persino a Blackberry, insiste Gam, aziende che hanno avuto il vantaggio di fare la prima mossa ma alla fine non hanno mantenuto il dominio. Eppure, nonostante il crollo delle quotazioni, anche spinte dagli hedge fund, i numeri di Tesla rimangono straordinari. Con un valore di Borsa attuale di circa 650 miliardi di dollari, Tesla vale ancora più di Toyota, Mercedes-Benz, Volkswagen, BMW, General Motors, Stellantis e Ford messe insieme. Ha anche il margine di profitto più alto tra le 10 maggiori case d’auto, secondo l’analisi di Bloomberg. E le vendite annuali della sua ammiraglia berlina “Model 3” sono aumentate di 278 volte a 493.310 unità nel 2022 da meno di 2.000 nel 2017. Mentre le consegne della Prius di Toyota, il veicolo ibrido di riferimento, sono diminuite del 66% nello stesso periodo. Ancora: le vendite di BYD Co. con sede in Cina a Shenzen, il più grande produttore rivale di veicoli elettrici, sono aumentate di solo 17 volte. Numeri da meritare una raccomandazione di “acquisto” su Tesla da parte di ben 30 analisti. Un record per l’azienda quotata nel 2010, che nel 2022 ha perso 670 miliardi di dollari. Dunque, forse i tassi di interesse in rialzo non aiuteranno il coreografico Musk, più famoso negli ultimi mesi per la saga Twitter, ma questa volta perfino il fondatore di Scion Asset Management, Michael Burry, che ha fatto fortuna e reputazione anticipando correttamente la crisi dei mutui subprime, può aver sbagliato a presagire il fallimento dell’impresa Tesla. E le novità attese dall’Investor day del 1° marzo, mentre MoltoEconomia è in stampa, sono la conferma.