Più inflazione e tassi a zero? Meglio non avere troppa liquidità e privilegiare le azioni, soprattutto se di settori ciclici e in mercati emergenti. Non solo, dice Matteo Ramenghi, cio di Ubs WM Italy, «una componente satellite di investimenti illiquidi può contribuire a generare rendimenti e diversificazione». Il contesto non sembra preoccupare più di tanto i mercati. Dalla seconda metà del mese, spiega Ramenghi, i rendimenti dei Treasury statunitensi decennali sono saliti rapidamente a quota 1,5% innescando una correzione delle obbligazioni a lunga scadenza e delle azioni tecnologiche, tipicamente sensibili a rapidi rialzi dei tassi d’interesse. Colpa (o merito) dell’accelerazione delle campagne vaccinali che dovrebbero consentire di allentare le restrizioni nel corso del secondo trimestre, dell’aspettativa di una ripresa molto sostenuta nella seconda parte dell’anno e del rapido recupero dei prezzi delle materie prime. Anche la spinta delle politiche fiscali dei governi hanno avuto il loro ruolo. Da parte sua, l’inflazione potrebbe superare il target delle banche centrali di circa il 2%, ma ci aspettiamo che possa stabilizzarsi a partire dalla tarda primavera. Un movimento non considerato degno di attenzione nel medio termine per le banche centrali. Il risultato, però, è che la combinazione di un’inflazione più elevata (anche se di poco) e tassi bassi determina una diminuzione del potere di acquisto della liquidità e delle obbligazioni con migliori rating nel tempo. Che fare? «In questa fase gli investitori devono valutare attentamente quanta liquidità detenere: detenerne troppa rispetto alle reali esigenze comporta il rischio di subire gli effetti dell’inflazione e perdere potere di acquisto. Una volta accantonate risorse sufficienti a sostenere le spese future, occorre sfruttare le opportunità concesse dal mercato. La riapertura delle economie nella seconda parte dell’anno porterà a un aumento degli utili aziendali, come già prospettato da numerose società in occasione della pubblicazione dei risultati di fine 2020. Per questo manteniamo una preferenza per il mercato azionario, in particolare per i settori ciclici e i mercati emergenti», osserva. Inoltre, gli investimenti illiquidi come il private equity, le infrastrutture, il credito e gli immobili possono «consentire di ottenere ritorni superiori a quelli dei mercati quotati – a fronte di rischi impliciti maggiori (liquidità, leva finanziaria, concentrazione) – incrementando la diversificazione verso società, crediti e asset diversi da quelli quotati».
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