Meglio prepararsi a nuovo ordine delle cose «per un tempo non prevedibile». A «una nuova era fatta di sanzioni con le quali convivere e di sicurezza da conquistare», in cui «il conflitto e l’equilibrio di forza saranno il connotato con cui saremo abituati a convivere», per l’ambasciatore Giampiero Massolo, fresco di nomina alla presidenza di Atlantia, intervenuto ieri all’evento di MoltoEconomia organizzato dalle testate del gruppo Caltagirone Editore (Messaggero, Mattino, Gazzettino, Corriere Adriatico, Quotidiano di Puglia), “Nuovi scenari economici globali: le sfide da superare per l’Italia2030”.
Mutui, tassi d'interesse tornano a salire: fisso all'1,5% al top da agosto 2019
L’INVERSIONE SUI PREZZI
È la stessa era in cui stiamo «sottostimando l’enorme difficoltà che l’economia avrà nel secondo semestre dell’anno», per gli effetti devastanti dei costi dell’energia su certi settori industriali, dalla ceramica alla lavorazione del vetro. Interi settori che «rischiano di essere cancellati», ha avvertito Franco Bernabé, presidente di Acciaierie d’Italia (ex-Ilva), se «non cambiamo il meccanismo di mercato» che ha permesso certi prezzi folli da metà del 2021, tra petrolio, carbone e gas, e se l’Europa non decide di invertire la rotta «dosando meglio l’equilibrio tra contratti a lungo termine e prezzi spot» sull’energia per far scendere certi costi insostenibili. La rotta forzata dell’Europa impressa anni fa verso il mercato internazionale del Ttf a svantaggio de i contratti a lungo termine ha reso più facile anche il gioco abile di Putin, quando a metà del 2021 ha smesso di vendere gas sul mercato spot spingendo le tensioni sui prezzi. Ora la speranza «è che questa crisi sia un’ulteriore passaggio nella costruzione di un’Europa più solida, capace di far sentire la sua voce unica», per l’amministratore di Cdp, Dario Scannapieco. Qualcosa che «renderebbe più forte anche l’Italia». I riflettori vanno puntati sul Mediterraneo, agli effetti indiretti che «questa terribile guerra porterà anche in termini di tensioni sociali», ha sottolineato ancora l’ad di Cdp, in aree come il Mashrek e il Maghreb, e in Paesi come la Tunisia e l’Egitto che dipendono fortemente per l’import dei cereali dall’Ucraina. In questo contesto «viene ancora più rafforzata la missione di Cdp», che «continua a cercare di essere addizionale rispetto al mercato». La Cassa è dunque in prima fila nella gestione delle risorse del Pnrr. Mentre per contribuire a sviluppare il rapporto con il sud d’Europa e l’Africa, così cruciale anche per i nuovi approvvigionamenti di gas, la Cassa può ancora di più «essere la parte finanziaria della diplomazia economica italiana».
Entrate tributarie in forte aumento (13m7%): gioca ancora effetto decreti Rilancio e Agosto
PROGETTUALITÀ E PROCEDURE
Attenzione, però, il tema non è tanto quello delle risorse finanziarie, per Scannapieco. Tra i fondi del Pnrr e quelli europei, la sfida è proprio di mettere a terra risorse imponenti. Sui nuovi progetti per le rinnovabili, per esempio, c’è ancora il nodo delle autorizzazioni. Il tema sono dunque «le procedure e la capacità delle amministrazioni di mettere a terra tali risorse e di assicurare un tasso di crescita più elevato». Solo così l’Italia può risollevarsi. Ma «la velocità del cambiamento deve essere ancora maggiore» per l’ad di Cdp. E l’Italia deve investire ancora in «progettualità, competenze e procedure».
Gentiloni: «In 9 mesi embargo totale Ue sul petrolio russo»
SICUREZZA E COSTI DEL GAS
La principale minaccia per la crescita rimane però il costo dell’energia. E lo sarà ancora a lungo. Paghiamo il conto della «carenza di visione» di anni in cui si è dimenticata la sicurezza energetica per guardare soltanto alla sostenibilità», ha detto il cfo dell’Eni, Francesco Gattei. E per la prima volta dal gruppo del Cane sei zampe arriva un sostanziale via libera alla fissazione di un tetto al prezzo del gas: «Un prezzo che distrugge la domanda, non crea benefici a nessuno», ha chiarito Gattei. «Siamo favorevoli a un cap dei prezzi a livello europeo, stabile e sostenibile, gestibile e prevedibili per gli operatori. Ma sia a livello europeo, non a livello di singolo Paese». E deve essere a un livello che «permetta di comprare Gnl dall’estero, più costoso, con un sistema di compensazione sul prezzo». L’impressione è che «il grande interesse» delle aziende che vendono gas «sia verso il massimo livello di prezzo. Invece il prezzo deve dare stabilità, perché se è alto distrugge la domanda», ha concluso. Nessuna previsione sul prossimo inverno, però, tra criticità e sacrifici. Guardando oltre, restano i dubbi sulla transizione energetica. «Che senso ha mettere fuori mercato i motori diesel entro il 2035, quando l’Eni per esempio sta lavorando sui biocarburanti utilizzando un processo di economia circolare straordinario?», si è interrogato Bernabé. «Avanti con la transizione», ha concluso, «ma usciamo da un approccio ideologico anche a livello europeo verso la neutralità tecnologica».