"Nuovi scenari economici globali: le sfide da superare per l’#Italia2030". È questo il titolo del webinar di oggi, 5 maggio, delle testate del gruppo Caltagirone Editore (Messaggero, Mattino, Gazzettino, Corriere Adriatico, Quotidiano di Puglia). L’Unione europea è chiamata a fronteggiare una nuova emergenza umanitaria, economica e militare: in discussione non è solo la ripresa economica ma la sicurezza e la tenuta del sistema. Il convegno, in diretta da Villa Miani a Roma, è stato introdotto dal direttore de Il Messaggero, Massimo Martinelli.
Sono intervenuti: Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia; Dario Scannapieco, Ad e Dg Cassa Depositi e Prestiti; Franco Bernabè, presidente del consiglio di amministrazione Acciaierie d’Italia; Giampiero Massolo, presidente Atlantia S.p.A.; Francesco Gattei, Chief Financial Officer di Eni; Pietro Salini, Ad Gruppo WeBuild; Franco Gabrielli, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, Paola Severino, presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione e vicepresidente Luiss Guido Carli; Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico; Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale. Moderano, insieme al direttore Massimo Martinelli, la giornalista Maria Latella e Osvaldo De Paolini, vicedirettore Vicario Il Messaggero.
Le sfide da superare per l’#Italia2030: il convegno
Paolo Gentiloni
«Non è facile modificare la regola dell'unanimità e modificare i trattati. Ma già oggi abbiamo diverse forme di cooperazione rafforzata che ci consentono di andare avanti e,in generale, l'Ue ha dato prova sia nei confronti della pandemia – ormai in modo storico e consolidato – e sta dando prova, nella fase ancora iniziale, purtroppo del conflitto, di un livello di unità e decisione notevole», il dice commissario europeo per l’Economia. «Di fronte alla guerra, credo bisogna prendere tutti noi una decisione preliminare: abbiamo deciso di non intervenire militarmente, abbiamo deciso di sostenere il paese aggredito e i principi che difende» con «delle misure economiche». «Intervenire militarmente sarebbe un errore catastrofico dalle conseguenze incalcolabili» ma c'è «un costo economico da mettere in conto», afferma il commissario europeo all'Economia. Gentiloni invita a considerare i costi sull'economia russa e nei nostri paesi. Le previsioni delle autorità russe sono di una recessione intorno al 9% «chi dice che le sanzioni non sono efficace prende un abbaglio», sottolinea il commissario ma «sicuramente anche le nostre economie rallenteranno».
«L'embargo sul petrolio è una decisione ragionevole e avrà un impatto sulle nostre economie ma su quella russa sarà molto maggiore – continua – La nostra proposta è arrivare a un embargo a seconda prodotti tra 6 e 9 mesi, perché rendersi indipendenti dal petrolio russo non si fa in 24 ore e perche farlo in 24 ore potrebbe avere un impatto sui prezzi del petrolio a livello internazionale forse contraddittorio rispetto ai nostri obiettivi». «Confido che si riuscirà ad avere un percorso in comune fra i vari Paesi. È impegnativo per le nostre economie – ha aggiunto – ma quello che dice la banca centrale russa è che la recessione sarà almeno del 9% e chi dice che le sanzioni non saranno efficaci prende un abbaglio».
«L'Ue è un fattore di stabilità e potrebbe esserlo anche di pace – afferma Gentiloni – Per arrivare a dei cessate il fuoco sono fondamentali interventi delle Nazioni Unite o altri mediatori, come la Santa Sede. Ci sono due condizioni: che la Russia non riesca a imporsi con la forza e ci siano le basi per un negoziato. Chi possa gestirlo è difficile dire, un ruolo potrebbe ricoprirlo la Cina che non ha alcun interesse nel deterioramento delle condizioni economiche globali».
«Sento parlare di globalizzazione solo tra paesi like minded», una globalizzazione «solo tra paesi amici, credo che dobbiamo pensare piuttosto a una globalizzazione sicura» senza mettere in discussione l'ordine globale «perché a perdere ne sarebbero soprattutto i paesi più votati all'esportazione come l'Italia», ha quindi aggiunto.
Dario Scannapieco
«Il piano esiste e continua. E' il nostro punto di riferimento perché sicuramente è cambiato lo scenario internazionale ma non è cambiata la missione di Cassa, anzi in questo contesto viene ancora più rafforzata», sostiene l'amministratore delegato di Cdp rispondendo alla domanda sul Piano industriale. «Continuiamo a cercare di essere addizionali rispetto al mercato, non fare quello che fa il mercato e, in una fase di maggior rischio percepito, il ruolo di un attore come Cassa Depositi e Prestiti diventa ancora più importante. Sicuramente c'è un impatto perché lo vediamo, la guerra ha chiaramente portato degli impatti sulle filiere produttive ma anche sulla nostra attività, per esempio, di supporto alle esportazioni, alle imprese italiane che andavano in certi Paesi e che in alcuni Paesi, ovviamente, è venuta meno».
Giampiero Massolo
«Quale che sia l'esito del conflitto non torneremo in tempi prevedibili a collaborazioni», «vivremo in un'epoca in cui il conflitto e l'equilibrio di forza saranno il connotato con cui saremo abituati a convivere, la mentalità e il modo in cui approcceremo le cose risponderà a quelle logiche e avremo la necessità di convivere a lungo con un sistema sanzionatorio», ha detto l'ambasciatore Massolo, presidente di Atlantia aggiungendo che il sistema sanzionatorio «dipenderà da un non facile periodo di negoziato» e il «phasing out delle sanzioni sarà complesso e laborioso ma durerà per molto tempo e non sarà definitivo».
Francesco Gattei
«I sistemi energetici sono complessi – dice il Chief Financial Officer di Eni – In questi anni ci siamo dimenticati del tema della sicurezza energetica. Insieme alla sostenibilità è alla base del progresso economico di un Paese. Dobbiamo costruire un modello nuovo. Sostituire 150 miliardi di metri cubi di gas da Russia non è semplice per l'Europa. L'Italia ha qualche vantaggio perché ha l'accesso al bacino energetico del Mediterraneo. Abbiamo una capacità di relazione con questi Paesi privilegiata. Abbiamo un grende potenziale, abbiamo le reti. La risposta in tempi brevi è modulabile. L'obiettivo è arrivare a copertura dei volumi di importazione dalla Russia tra 2024 e 205».
Un tetto ai prezzi dell'energia? «Un prezzo che distrugge la domanda non crea benefici a nessuno – risponde Gattei – Noi siamo favorevoli a un cap dei prezzi a livello europeo, stabile e sostenibile, gestibile e prevedibili per gli operatori. Ma sia a livello Europeo, non a livello di singolo Paese». «L'impressione è che il grande interesse» delle aziende che vendono gas «sia verso il massimo livello di prezzo invece il prezzo deve dare stabilità, perché se è alto distrugge la domanda». Gattei ha aggiunto che di recente il gas un giorno «ha avuto una punta di 300 euro per megawattora e poi è sceso a 200, con una manovra speculativa che non crea beneficio a nessuno». «In un contesto che ha una complessità strutturale», quindi per rimpiazzare l'import di gas dalla Russia «la risposta in tempi brevi è modulabile» per «arrivare ad una copertura dei volumi di gas dalla Russia nel 2024 e 2025». «Il Mediterraneo è un bacino importante, abbiamo interconnessioni e una capacità di dialogo con i Paesi Africa e l'abbiamo visto nella capacità di concludere accordi e intrecciare condizioni di sviluppo che ci porteranno al phase out dal gas russo». Alla domanda se il prossimo inverno soffriremo, Gattei ha detto: «l'inverno si costruisce attraverso quello che si può stoccare in estate, momenti di flessibilità del supply e poi fattori di natura climatica imprevedibili. Ci sono tanti fattori in mezzo che non è possibile dire se soffriremo o no».
Franco Bernabè
«Se si utilizzassero meglio i meccanismi di mercato e più saggiamente l'Ue manovrasse l'equilibrio tra contratti a lungo termine e mercato spot, potrebbe far scendere i prezzi del gas. Certamente a questi livelli i prezzi del gas non sono sostenibili per l'industria. Noi vedremo nel corso dei prossimi mesi una chiusura di interi settori industriali: le piastrelle, la ceramica, il vetro, non possono sostenere questi costi dell'energia», afferma il presidente di Acciaierie d'Italia. «Credo che si sia sottostimando l'enorme difficoltà che l'economia avrà nel secondo semestre», aggiunge Bernabè.
Pietro Salini
Il gvoerno «sta rispondendo con un decreto per trovare correttivi» al tema dell'inflazione, ma «è centrale il tema della tempistica sulle grandi opere», dice l'amministratore delegato del gruppo WeBuild. «Abbiamo un problema di determinare quali costi ci saranno nel futuro, visti i tempi lunghi di realizzazione. Il Pnrr non è il solo strumento ma un piccolo segmento del programma di infrastrutture del Paese. È uno strumento aggiuntivo, non sostitutivo di quello che lo Stato faceva prima sulle infrastrutture. Dobbiamo essere capaci di realizzarlo». E Salini ha avvertito: «Ha una scadenza nell'ottobre del 2022 per i progetti, e siamo già a maggio. Se non riusciamo a contrattualizzare i progetti entro quella data rischiamo di trovarci di fronte alla mancanza di finanziamento dei progetti. Il pericolo c'è ed è concreto, senza fare terrorismo. Poi c'è il tema delle altre risorse, non usate completamente, come i fondi Fas».
Mara Carfagna
Sul Pnrr «siamo a buon punto – dice il ministro per il Sud e la Coesione territoriale – Il 2021 è stato l'anno della progettazione. Nel 2022 molte risorse vengono assegnate. Il grosso della realizzazione del Pnrr lo vedremo dal 2023 al 2026. La coesione territoriale è una delle priorità. Sulla riduzione dei divari territoriali ci sono 82 miliardi di euro. Si tratta di opere in alcuni casi già avviate. Il cronoprogramma è molto stringente da qui al 2026. L'erogazione delle risorse dall'Europa dipende dal rispetto di questo. Per il Sud abbiamo messo in moto la macchina. Chi verrà dopo di noi dovrà portarla a destinazione». «Abbiamo costruito una rete di sicurezza – sottolinea – per evitare che le risorse del Pnrr vadano sprecate». «Se le opere e i progetti previsti da Pnrr restano sulla carta , non avremo i finanziamenti da Bruxelles e questo fallimento non possiamo permettercelo», aggiunge.
Poi su formazione e Sud: «Investiamo sul capitale umano – dice Carfagna – Abbiamo varato un imponente piano per istruzione ed edilizia scolastica. Con il ministro Bianchi abbiamo un piano finanziato dal Pnrr con 5 miliardi di euro, per costruire scuole, asili nido, mense, palestre, per favorire il tempo pieno anche al Sud».
Franco Gabrielli
«Non possiamo escludere che in prospettiva possano esserci attacchi» cyber da parte della Russia ma ciò sarà «condizionato da quel che avviene sul terreno». sottolinea il sottosegretario e Autorità delegata alla sicurezza sottolineando però che «non bisogna entrare in un loop e fasciarsi la testa prima che si sia spaccata». Essendo l'Italia inserita nella lista dei paesi ostili ed essendo la Russia da tempo «una acuta utilizzatrice dello strumento cyber a fini non propriamente positivi», ha ribadito Gabrielli, è chiaro che non si può escludere un attacco alle nostre infrastrutture critiche. Ad oggi questo non si è verificato anche se ci sono stati una serie «fisiologica di attacchi, che sono continui e numericamente significativi» come quelli alle Ferrovie, agli ospedali e al ministero della Transazione ecologica. Quello che serve, dunque, è «essere consapevoli e avere una resilienza psicologica. Perché troppo spesso – ha aggiunto il sottosegretario – il paese dimostra di essere fragile. Più che fare polemica bisogna lavorare tutti insieme, consapevoli che non bisogna piangere sul latte versato ma migliorare la condizioni in cui siamo chiamati a vivere». Prima che nascesse l'Agenzia per la cybersicurezza, ha concluso, «il Paese si è baloccato per 10 anni su cosa fare senza affrontare il problema. Poi abbiamo messo mano alla soluzione e si pensa che diventi la panacea di tutti i mali».
Il piano per la sicurezza cibernetica, ha poi aggiunto, si basa su 85 azioni e non riguarderà solo l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale ma tutti i soggetti pubblici Difesa, Interno, Intelligence, 4 pilastri della strategia pubblica e avrà tre driver protezione, risposta e sviluppo. Ha detto spiegando che la filosofia del piano riguarda «tutto ciò che il Paese deve realizzare per una infrastruttura più resiliente, un coordinamento delle risposte e lo sviluppo» con il contributo del mondo privato e di tutti quelli che devono concorrere ad una autonomia tecnologica. A livello europeo, Gabrielli ha auspicato un'Europa che «recupera una ragione diversa da quella che è stata» anche di fronte al conflitto in Ucraina e abbia una «indipendenza energetica, di difesa e tecnologica, non in termini emergenziali». Nel piano c'è anche il tema della formazione, ha rilevato Gabrielli indicando che «abbiamo due carenze: una crisi per la mancanza di forza lavoro, non solo di Bill Gates» ma anche di figure inferiori «e di ignoranza da parte dei soggetti che devono essere sempre più consapevoli». Le persone comuni «saranno l'elemento che farà la differenza». Gabrielli ha aggiunto che «dobbiamo fare un salto di qualità nell'uso degli strumenti, che siamo alla mercè dell'uso promiscuo degli apparati, non c'è sempre accortezza nell'uso degli strumenti e possiamo essere porte che si aprono» facilmente per cui è necessario «un comportamento consapevole».
Paola Severino
Per la presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione e vicepresidente Luiss Guido Carli «bisogna armonizzare le legislazioni. La notizia, l'informazione parte da un punto e percorre l'intero mondo, c'è necessità quindi di una legislazione armonizzata per proteggerla. L'Europa ha fatto molto con la creazione di circuiti di protezione, cinture di sicurezza. E poi c'è un profilo culturale. L'educazione al digitale, quindi, va implementata». «Il problema è di equilibrio. Lo sviluppo dell'intelligenza artificiale è inarrestabile – dice Severino – Ma ci dobbiamo proteggere. La responsabilità di una IA che si auto-corregge e diventa indipendente dal proprio autore di chi è? Il governo delle macchine, una situazione "orwelliana" non la vogliamo».
«Il tema della cyber-security ci impone di avere una regolamentazione che superi i confini dei singoli Paesi», conclude.
Giancarlo Giorgetti
L'inflazione sarà la prossima emergenza? Come farà il governo a difendere il potere d'acquisto dei cittadini? «Il tema dell'inflazione – sottolinea il ministro dello Sviluppo Economico – non è solo economico, ma anche sociale e politico. Il recupero del potere d'acquisto di pensionati e lavoratori deve essere affrontato senza ricorrere a strumenti (vedi scala mobile) che hanno innescato un circolo vizioso. Abbiamo iniziato a dare segnali con l'ultimo decreto. Dal bonus per numerosi cittadini e sterilizzando aumento per le famiglie su bollette di energia e gas. Oggi il problema dell'inflazione è legata al costo dell'energia. Domani potrebbe intercettare elementi diversi, tra cui quelli speculativi. Monitoriamo che non ci siano questi effetti. A partire da quello dei carburanti. Dobbiamo inventarci una nuova politica dei redditi».
«Il problema di settori come siderurgia, automotive, cartiere e ceramiche è che prima del conflitto, avevano già di fronte una montagna da scalare quando si è deciso, a livello Ue, di stabilire nuovi target di decarbonizzazione; ora, al processo di trasformazione subentra un fattore imprevisto, l'impazzimento dei prezzi dell'energia che rende insostenibili i conti economici», dice Giorgetti. «Il suggerimento è che le decisioni assunte pochi mesi fa impongono una riflessione su modi e tempi in cui deve avvenire la decarbonizzazione, altrimenti i vecchi settori industriali, già stressati rischiano la chiusura e se chiudono non riaprono più. Serve un'attenzione particolare del Governo: se chiudo un altoforno non lo riapro più».
Per Giorgetti «le decisioni assunte prima della crisi impongono una riflessione circa dinamiche e tempi con cui dovrà avvenire la marcia verso la carbonizzazione, altrimenti settori industriali nella vecchia Europa rischiano la chiusura e non riaprono più». «Siderurgia, cartiere, ceramica prima ancora della guerra avevano già di per sé una montagna da scalare», spiega il ministro, ed è subentrato «l'impazzimento dei prezzi dell'energia che rende impraticabile e insostenibili i conti economici».